23 luglio 2008
Rose ristrette, ultime speranze
Tira aria di crisi tra Lega Pro e Aic
Tira
aria di crisi tra Lega Pro e Aic. I segnali di distensione lanciati la
settimana scorsa dal presidente Macalli non sono stati supportati dai
fatti. E chi si aspettava un verdetto positivo sulla proposta lanciata
da Campana (aggiungere tre under ventitré ai diciotto seniores) è
rimasto a bocca asciutta. Il Consiglio di Lega non ha portato ad un bel
nulla, quindi, al momento resta tutto invariato sperando che una
piccola svolta possa arrivare nei prossimi giorni. L’ottimismo che
serpeggiava nei giorni scorsi nelle ultime ore si è ridotto ai minimi
termini. Anzi, forse non è mai stato così fioco. Il primo a non
nascondere la delusione è il legale dell’Associazione Italiana
Calciatori, Umberto Calcagno. L’avvocato in un
primo momento aveva parlato di un incontro proficuo, ma ora, a distanza
di una settimana ha dovuto ricredersi, ha fatto retromarcia ammettendo
che si è trattato solo di una fumata nera. “Dispiace -tuona l’ex calciatore-. Dispiace
tanto che le cose siano andate così, perché si erano gettate delle
buone basi per avviare una trattativa. Personalmente ero fiducioso,
molto fiducioso e non l’ho nascosto. La settimana scorsa, prima del
Consiglio di Lega ci siamo salutati con l’impegno di venirci incontro
reciprocamente e di prendere in seria considerazione l’idea della
controparte. Invece, accorgersi successivamente che la nostra proposta
non è stata neppure presa in considerazione infastidisce. Noi ci
troviamo in una situazione difficilissima, siamo costretti ad accettare
una riforma imposta dall’alto che non condividiamo minimamente;
nonostante ciò abbiamo provato a smussare la falcidia che si registrerà
bloccando le rose, adducendo anche delle valide considerazioni basate
su studi documentati”. Il riferimento è chiaro: la
rivoluzione, attuata già da qualche anno nella serie cadetta, non ha
fatto né registrare l’abbattimento dei costi né ha visto la
valorizzazione dei giovanissimi. Eppure sono questi gli obiettivi alla
base del piano astruso di Macalli. “Con molta franchezza sono
arrivato alla conclusione che con questo tipo di progetto si voglia
dare seguito ad una pensata fallimentare attuata già nella serie B. Il
presidente di Lega ha voluto creare una sorta di scaletta, ignorando i
dati certi che forniscono le carte. Quando si applicò la riforma nella
serie maggiore tantissimi giocatori furono sbattuti fuori dalle rose e
si videro costretti a scendere di categoria. La serie C fu la valvola
di sfogo... Ora però dove finiranno tutti quelli in esubero? Un
attaccante di C1 può mai accettare di finire nei dilettanti? E tutti i
ventitreenni? Ho portato numerosi esempi di giocatori talentuosi
esplosi ad un’età superiore ai ventidue anni, non capisco perché
bisogna fissare questo tetto massimo senza concedere deroghe. Questo
tipo di scelte non possono esulare dal parere delle altre associazioni
agganciate alla Lega, una riforma di questo tipo va programmata nel
tempo, tenendo anche presente la proposta di chi ha un rapporto più
immediato con i calciatori. Ripeto, pur non condividendola abbiamo
provato ad imprimere una linea meno drastica che non elimini dal mondo
del pallone i tanti giovani che abbiano superato quella fascia di età
indicata da Macalli. L’Aic ha dimostrato di essere aperta e
propositiva”. Quasi a voler rimarcare l’imprimatur dittatoriale impresso dal presidente di Lega. “Anche
la scelta di accettare per la seconda divisione tre under ventitré e
respingere la stessa proposta per la seconda mi sa tanto di decisione
politica...”. Ma l’intenzione è non stare fermi con le mani in mano ed attendere inermi la manna dal cielo. “Noi,
così come i presidenti ed alcuni operatori economici siamo disorientati
rispetto alla chiusura mentale dimostrata dalla Lega Pro, con questa
linea programmatica si rischia di far perdere al campionato il fascino
che lo ha contraddistinto in questi anni. Dal prossimo week-end i
nostri collaboratori incontreranno gli iscritti nei vari ritiri, a
breve incontreremo anche i rappresentati per decidere insieme come
muoverci. Sarà l’occasione giusta per parlare anche di altre
problematiche. Le speranze di un accordo si sono affievolite, ma non
del tutto estinte. Le società è giusto che si adeguino all’emendamento,
ma a noi non si può vietare di fare battaglia”. Torna ad aleggiare lo spettro dello sciopero?
da Il Sannio Quotidiano http://lostregone.net/index.php?id=2820
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