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27 gennaio 2009
Vittorio Galigani annuncia all’Ansa le dimissioni irrevocabili dall’incarico di Direttore Generale della Taranto Sport.
Non è mai troppo tardi |
Vittorio Galigani annuncia all’Ansa le dimissioni irrevocabili dall’incarico di Direttore Generale della Taranto Sport.
Per chi scrive, Vittorio Galigani non avrebbe dovuto mettere proprio
piede nel Taranto. Chi ha un briciolo di memoria (e dignità) non può
dimenticare cosa ha rappresentato il Sig. Galigani quando un tal
Altamura, con la casacca biancorossa, veniva spacciato da Taranto e
giocava allo Iacovone mentre il Taranto peregrinava per la provincia in
cerca di ospitalità.
Per non parlare del curriculum: basta andare su google per farsi un’idea.
La prima cosa che chiedemmo a Blasi quando rilevò il titolo sportivo
dal tribunale fu la totale e incondizionata discontinuità con il
passato. E ci fu presentato Galigani come biglietto da visita. Dopo
quattro anni di onorato servizio per il Sig. Blasi, Vittorio Galigani
rassegna le dimissioni e lo fa attraverso l’Ansa e non mediante gli
amici giornalisti del posto; un canto del cigno con enfasi nazionale?
Può darsi. Ma nell’immediato ci saranno solo ripercussioni.
Vittorio Galigani pochi giorni fa è stato nominato responsabile del
GOS: con le sue dimissioni, la società del Sig. Blasi dovrà trovare
un’altra persona in fretta e furia per ricoprire quel ruolo altrimenti
ci possiamo scordare la riapertura dello stadio (secondo rumors, la
Questura si accontenterebbe per domenica di almeno 150 stewards).
Non solo: le dimissioni del Sig. Galigani possono essere deflagranti
per la assai precaria struttura societaria. Se l’organigramma della
Taranto Sport è ridotto all’osso per andare sempre e comunque al
risparmio, andando via Galigani se sarà difficile nell’immediato
trovare qualcuno che risponda al telefono, figuriamoci se ci sarà
qualcuno in grado di mettere mani nelle carte federali. E questo,
quando siamo nel rush finale del mercato.
Il Sig. Galigani andava mandato via e non attendere le due dimissioni.
E sarà necessario trovare un professionista del calcio che sappia come
muoversi il prima possibile e senza tergiversare altrimenti si rischia
una frittata di dimensioni ben più consistenti.
P.S. A scanso di equivoci e senza fraintendimento alcuno: se al posto
di Galigani verrà annunciato (come temiamo) un certo Sig. Telegrafo
vorrà dire che il Sig. Blasi vuole solo provocare. | fonte: tarantosupporters.com
E adesso ridateci lo Iacovone |
Foto tratte dal blog http://solotaranto.altervista.org Really thanx to Massimo Universitari Siena |
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Andare fuori casa al sostegno del Magico, sia da autorizzati che da
clandestini, permette di visitare il mondo e scoprire realtà quantomeno
bizzarre. Perché l’applicazione tenace delle norme di sicurezza
all’interno e al di fuori degli stadi è un fatto squisitamente locale.
Chi non ricorda Pistoia? Prefiltraggio all’acqua di rose, tornelli e
palmari wireless non funzionanti... ma l’apparenza era salva e con essa
tutte le italiche virtù di lotta contro la violenza.
A Benevento accade ancora di meglio. Lo stadio lo conosciamo dai primi
anni ’80 quando proprio in terra sannita festeggiammo due promozioni in
serie B. Un Santa Colomba grande, capiente… da 18mila spettatori.
Uno stadio che giocoforza rientra nel cosiddetto Decreto Pisanu.
Ma Benevento è terra florida di miracoli e miracolati. Perché
nonostante uno stadio così grande e capiente, i biglietti si possono
acquistare senza essere nominativi; come prefiltraggio nel “settore
distinti” vi erano delle semplici transenne che servivano
esclusivamente per veicolare i tifosi ma non rappresentavano
sicuramente "un'area di prefiltraggio". Nessun tornello per selezionare
l’ingresso. All'interno dello stadio sono state notate le telecamere
per il servizio di sorveglianza ma anche in tema di stewards c’era
tanto da discutere.
Il Santa Colomba è uno stadio aperto. Con capienza ridotta ma aperto.
Quest’estate l’Osservatorio ha indicato tutti Impianti superiori a 7500
Il Santa Colomba, così come lo Iacovone, non compare in questa lista.
Il Santa Colomba, così come lo Iacovone, in passato è stato chiuso ed
ha subito la riduzione prima a 9900 spettatori e poi a 7499 per evitare
gli strali del Decreto Pisanu. Ma lo Iacovone è stato chiuso, il Santa
Colomba no.
SCOPRI LE DIFFERENZE
A Benevento i fratelli Vigorito, proprietari che club sannita, hanno
sempre dato la massima disponibilità nel fare i lavori di messa a norma
a proprie spese e in qualsiasi momento, anche e soprattutto per la
tanto agognata serie B.
I fratelli Vigorito hanno sempre sostenuto pubblicamente che sono
disposti ad anticipare i lavori per ridurre i tempi che
l’amministrazione comunale deve sostenere per le inevitabili vie
burocratiche.
I fratelli Vigorito hanno sempre sostenuto pubblicamente che sono
disposti ad anticipare i costi della messa a norma del Santa Colomba
che l’amministrazione comunale potrà rendere quando ne avrà la
disponibilità.
I fratelli Vigorito una cittadella dello sport l’hanno costruita per davvero e non con le chiacchiere.
A Benevento le istituzioni (tutte!) si fidano dei proprietari del club
che hanno dimostrato con i fatti di essere persone assolutamente serie
e credibili. Questa clima di concordia, fiducia, trasparenza ed
entusiasmo che si respira nel capoluogo sannita si riflette
inevitabilmente nei rapporti città/società di calcio e permette alla
locale squadra di calcio di usufruire della struttura sportiva con
l’osservanza - diciamo così - “blanda” delle regole di sicurezza.
Un clima di concordia, collaborazione e trasparenza impossibile dalle
nostre parti in quanto il Sig. Luigi Vito Blasi, nel corso degli ultimi
quattro anni, non ha trovato di meglio che litigare con
l’amministrazione comunale (sfrattato dallo Iacovone per morosità sia
dalla giunta di destra che dalla giunta di sinistra), con il Presidente
della Provincia, con i Questori che si sono succeduti e addirittura con
il Prefetto, la massima espressione dello Stato del territorio, che è
stato costretto a convocarlo per fargli firmare la penultima
convenzione di utilizzo dello stadio e assorbire tutte le carenze e
ostracismi della società alla riapertura dello Iacovone nel corso delle
numerose riunioni della Commissione di Vigilanza.
Di contorno, la classificazione della tifoseria rossoblu tra le prime cinque in Italia in tema di pericolosità.
Ma adesso ridateci lo Iacovone
Noi siamo le prime vittime di una società inqualificabile per condotta
e azioni. Ma siamo altresì convinti che con un altro soggetto e
un’altra società, così come è successo a Foggia, lo stadio sarebbe
stato aperto da mesi.
Dopo aver visto di persona e in tv come viene applicato il decreto
Pisanu e dopo l’esperienza istruttiva di Benevento, fatte salve le
carenze che la Taranto Sport dovrà colmare, tenere ancora chiuso lo
Iacovone sarebbe davvero uno schiaffo in faccia alla città intera. |
Qualcuno pagherà... disse qualcuno |
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Se all’inizio di stagione qualcuno (un nome a caso, Vito Luigi Blasi) avesse detto:
“signori; non c’è trippa per gatti! Le mie possibilità economiche non
possono garantire ancora un campionato di vertice; ho lo stadio chiuso
per chissà quanti mesi, il calcio è un’azienda in perdita, punteremo
sui giovani e ad un progetto a medio lungo termine in cui la parola
d’ordine sarà austerità e quest’anno sarà dura salvarci ma contiamo sul
sostegno dei tifosi… …beh… chi avrebbe avuto niente da dire? Nessuno che ami il Taranto avrebbe avuto niente da dire.
Perché questa premessa? Perché ogni tanto bisogna ricordare a noi
stessi un po’ di cose già dette. Trite e ritrite. Perché poi si viene a
leggere che la tifoseria malsana contesta per partito preso quando le
cronache degli ultimi mesi altro non sono che lo specchio
inequivocabile di un disimpegno scientifico, di una condotta
esecrabile, di una voluta gestione di un girone d’andata a costo zero
(quello si!).
Niente di nuovo sotto il sole: è già successo con il Sig. Blasi che
ogni stagione si butta alle ortiche il girone di andata per poi provare
a mettere una pezza con il mercato di gennaio e sperare in una sana
botta di culo. Ogni stagione con il Sig. Blasi trova un girone d’andata
mortificante e un girone di ritorno importante. Non può essere un caso;
non è un caso.
La nostra è una tifoseria sicuramente turbolenta, umorale, atipica,
anarchica ma è anche la stessa tifoseria che riesce a staccare
quattromila abbonamenti (i più cari di tutta la terza serie) sulla
parola. Una tifoseria che quando vuole, si mobilita. Una tifoseria che
ha ambizioni smodate e che riesce ad ammaliare i calciatori a venire a
Taranto più che le lusinghe a costo zero dei vari dirigenti; una
tifoseria con un grandissimo senso pratico della realtà. Una tifoseria
(la gran parte) che è stanca delle continue prese per il culo del
latifondista imolese.
La parola d’ordine è salvezza. Ma non era più comodo rispettare gli
impegni con un certo Shala che prendere dal Cosenza tal Spinelli?
Nessun appunto all’argentino … ma tecnicamente il kosovoaro-elvetico ci
sembrava una spanna superiore. E che dire della difesa più perforata
del girone meridionale dopo il Lanciano? Si conferma in blocco e si
lascia partire D’Alterio (non era più comodo rispettare gli impegni?)
per prendere tal Lolli (nessun appunto all’iraniano de Roma… ma
tecnicamente il napoletano ci sembrava anch’ egli una spanna superiore).
Prima che ce lo dica qualcuno che possa risentirsi per lesa maestà: noi
di pallone non ne capiamo niente. E proprio perché non ne capiamo
niente ma siamo intrisi di malvagia ostilità non riusciamo a
comprendere come mai è stato preso Dionigi la scorsa stagione quando
anche le pietre sapevano che era rotto e come possa essere ceduto
adesso quando – per grazia divina – se galleggiamo ancora è grazie ai
gol di chi – giocoforza – è costretto a farsi reparto da sé.
Ovviamente nessuno andrà sotto il balcone di Dionigi a stracciarsi le
vesti in caso di cessione… queste cose le lasciamo volentieri ala curva
sud di Milano. Ci chiediamo, insomma, se convenga al Taranto privarsi
del suo attuale migliore realizzatore o se la possibile cessione serva
solo a fare cassa. Noi una risposta ce l’abbiamo da tempo ma lasciamo
lo spazio libero a chiunque di coltivarsi le proprie illusioni.
Benevento non era certo il campo da dove strappare punti. Lo sapevamo
sin dall’inizio. Ma da una squadra scarsa al cospetto di una corazzata
noi che di pallone non ne capiamo niente ci saremmo attesi barricate,
morsi alle caviglie, corse a perdifiato, rabbia agonistica. Meno male
che ci sono i fini esteti del pallone nostrano che ci spiegano quanto
siamo malsani e in malafede.
E’ singolare inoltre notare che da quando il presidentissimo si è
“ricaricato” ed è partito ufficialmente e in pompa magna l’”Anno zero”,
il Taranto ha perso due trasferte su due con una squadra (per noi che
non ne capiamo niente) peggiore di quella di mercenari che ci ha fatto
vergognare prima dell’avvento del cosiddetto ”anno zero”. Prima avevamo
in covo di serpi, adesso abbiamo una squadra nuova condotta
magistralmente da un illuminato capitano che prima dell’”anno zero” non
era degno nemmeno di stare in panchina (ovviamente esclusivamente per
motivi tecnici, sennò qualcuno può tacciarci di lesa maestà)
Non solo: l’attesa per il mercato di gennaio è stata spasmodica.
Avrebbe dovuto essere la panacea di tutti i mali,. Il nuovo corso del
ricaricato messia dei messapi.
A conti fatti, a pochi giorni dal countdown finale, la squadra appare
mesta e raffazzonata tanto quanto il covo di serpi così mirabilmente
sgominato dal vate imolese con la sola imposizione dello sguardo
magnetico.
Qualcuno pagherà, disse qualcuno. Il conto è in bella mostra ma nessuno ancora è passato alla cassa. Come vuole la tradizione. |
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