22 giugno 2009
Pro Patria: dal sogno all'incubo in quattro minuti - varesenews.it

Il
Padova vince 2-1 allo Speroni e vola in serie B. Doppietta di Di Nardo
e gol di Urbano. I tigrotti perdono in casa e lasciano la promozione ai
biancoscudati
La Pro Patria perde 2-1 contro il Padova allo “Speroni” e vede infrangersi il sogno della serie B.
Una gara decisa negli ultimi minuti del secondo tempo, dopo che i
biancoscudati erano rimasti in dieci per l'espulsione di Di Venanzio
nel finale della prima frazione. Grande prestazione di Di Nardo, autore dei due gol ospiti e sempre pericoloso con la sua velocità.
Mancava davvero poco alla Pro per realizzare il sogno promozione e raggiungere la serie cadetta: "solo" novanta minuti. Lo 0-0 di Padova rappresentava una gran dote per i ragazzi di Lerda, ma nell'ultima gara tutto è sfumato e dal sogno si è piombati in un incubo. Ci sono voluti 4 minuti ad uno scatenato Di Nardo per chiudere i giochi.
La Pro Patria è apparsa meno lucida del solito, con poche palle
pericolose create e un centrocampo più attento a difendersi che a
rilanciare. Anche il trio delle meraviglie Do Prado-Fofana-Toledo è apparso spento, con troppi tentativi in solitaria e poca verve nelle occasioni propizie. Dietro la difesa ha sofferto per tutto il match la vivacità di Di Nardo,
pagando dazio all'esperta punta prima su un corner e poi con un
pasticcio tra Urbano e Pisani che ha dato il via libera all'attaccante
ospite. I biancoscudati hanno tutto sommato meritato di vincere,
considerando che a fine primo tempo sono rimasti in dieci uomini per l'espulsione di Di Venanzio:
i veneti ci hanno creduto fino alla fine e hanno portato a casa il
bottino pieno. per la Pro tanti rimpianti e un sogno che si infrange a
pochi minuti da un dolcissimo risveglio.
FISCHIO D’INIZIO
– Undici titolare tigrotto con Fofana al centro dell'attacco, Giambruno
confermato tra i pali, in difesa Pisani Al posto di centrale al fianco
di Urbano e Morello fuori. Sabatini sostituisce lo squalificato Jidayi
con Pederzoli, mentre Baccolo gioca al posto di Rabito dietro le punte
Varricchio e Di Nardo.
IL PRIMO TEMPO
– Parte molto bene la Pro, con palla a terra e passaggi brevi e veloci.
Al 5' un lampo di Toledo, ma il tiro viene respinto di pugno da Cano,
abile poi a bloccare il tentativo di tap-in di Fofana. Il Padova non
trova spazi e i palleggiatori tigrotti alzano e abbassano il ritmo
della gara a loro piacimento. Gli ospiti recuperano campo poco a poco
e bisogna aspettare il 32' per rivedere un tiro della Pro,
che con Fofana prova invano a beffare Cano con un rasoterra. Al 40',
dopo un parapiglia in area venete, il Padova rimane in dieci: Di Venanzio, ammonito poco prima con Cristiano, si fa cacciare per un fallo a metà campo.
LA RIPRESA
– Prova subito a far fruttare la superiorità numerica la Pro Patria, ma
il destro di Toledo al 2' finisce alto sopra la traversa. Poi è il
Padova a salire in cattedra, con i ritmi che restano lenti: Di Nardo è
imprendibile, ma impreciso. Al 24' Correa potrebbe chiudere i conti, ma
il suo sinistro dall'interno dell'area incoccia il palo e finisce sul
fondo. Al 35' Di Nardo porta in vantaggio il Padova ribattendo in rete una respinta di Giambruno su un primo tentativo di testa di Varricchio. Passano 4' minuti e gli ospiti raddoppiano ancora con Di Nardo che sfrutta una brutta indecisione della difesa tigrotta per superare Giambruno e insaccare. Al 43' accorcia le distanze Urbano che
devia in rete un corner dalla sinistra di Dalla Bona. Il Padova in
contropiede potrebbe firmare il terzo gol, ma Giambruno compie un altro
grande intervendo mandando in angolo il tiro di Rabito. Nel recupero Do
Prado e Fofana avrebbero la palla del pareggio, ma non riescono a
pungere.I volti e la delusione dei tifosi davanti al maxischermo
Museo
del Tessile invaso da un tifo civile, infine deluso, per questo
attesissimo big match tra Pro Patria e Padova. Tanta gente rimasta
fuori dallo Speroni, tra la speranza e il ping pong tra Busto e
Benevento

Museo del Tessile invaso da un tifo civile, infine deluso, per questo attesissimo big match tra Pro Patria e Padova.
È una strana accozzaglia quella riunita al Museo del Tessile. Tanta
gente rimasta fuori dallo Speroni, giovani e meno giovani. Qua e là facce da stadio:
ultras senza biglietto, anziani già visti in più occasioni in
tribuna. Fa un po' vergogna saperli, dopo decenni di fedele tifo,
costretti a vedere la partita così. Quello che scorre sul maxischermo
nella sala convegno, su quello più piccolo e sul televisore del bar,
offertoci cortesemente da Rai Sport, è un ben strano spettacolo.
Nell'era delle magnifiche sorti e progressive del digitale e dei canali
illimitati, è ping pong tra lo Speroni e Benevento,
dove giocano i padroni di casa e il Crotone: ci si fa una cultura sul
calcio del sud. Per la cronaca passano i calabresi: almeno nella vicina
Lonate Pozzolo, che ha legami d'affezione fortissimi con il Crotonese,
forse un po' di festa si farà.
Il pubblico del Museo del Tessile è caldo, ogni tanto
si unisce ai cori dello stadio. In sala camicie a quadretti, magliette
a colori vivaci, canotte, teste rasate e muscoli in
vista, oppure shorts e top; bandieroni con i colori della Pro Patria. Qualche bambino qua e là,
al pascolo con mamma e papà; belle ragazze come fiori su un prato
biancoblu. Di bocca in bocca circolano birre passate come la borraccia
di Coppi e Bartali, cucchiaini avidi affondano in gelati e granite. Applausi sulle belle giocate dei primi, illusori minuti di dominio tigrotto,
ma la partita seguita metà dal punto di vista delle emozioni è un
obbrobrio. Come farsi alternativamente di anfetamine e di valium ogni
cinque-dieci minuti. Di quel che succede a Benevento poco importa anche
ai tanti di origini non propriamente bustocche doc.
La pausa è un apostrofo incolore in un mare d'incertezza: si capisce che il match è difficile.
L'espulsione del padovano Di Venanzio, forse eccessiva, è stata
salutata con un'esultanza che si pagherà molto cara. La ripresa offre
dopo un quarto d'ora la morte tecnica del proiettore del maxischermo,
che già nel primo tempo aveva lasciato tutti "ciechi" in un paio
d'occasioni. All'inizio si pensa al solito problema, poi l'irritazione
cresce, si fa levata in piedi di massa ("sollevazione",
etimologicamente) con proteste, e migrazione verso il bar oppresso da
una calura umida e da una densità di popolazione inedita. Quando il Padova, naturalmente mentre il canale Rai sta seguendo la partita di Benevento, va a segno, scende l'inverno. Qualcuno comincia già ad arrotolare bandieroni: serviranno per almeno un altro agro anno di purgatorio in Prima Divisione. Al due zero l'abbandono del bar è un fatto di massa:
ai miracoli, già fatti due volte con la Reggiana, non crede più
nessuno. Eppure i ragazzi di mister Lerda per poco non ce la fanno
anche questa volta. La speranza è l'ultima a morire.
Alla fine la crudele presa in giro dei playoff, inventata anni fa per
far cassa sui biglietti al costo di far fuori chi si era guadagnato la
promozione sul campo, colpisce ancora. Su
di categoria ci va la squadra che ha rimontato agguantando l'accesso
alle disfide finali con cinque vittorie di fila prima dell'ultimo pari
di fine stagione, ironia della sorta con una Pro Patria che se
avesse vinto sarebbe andata dritta in B. Ci vanno invece i veneti
nonostante l'asserita ostilità dei fischietti (che anche oggi li hanno
"colpiti" ma non affondati). Resta in C1, chissà per quanto,
e con la squadra da ricostruire da cima a fondo, il calcio-champagne di
chi è riuscito a tenere insieme una squadra non pagata per cinque
lunghi mesi -straordinario -, e a non vincere il torneo pur
essendo partito con sei vittorie consecutive. Decisivo, come da
settimane temevano tutti, il maledetto gol dell'ex, Cammarata della
Samb, incassato alla penultima giornata; naturalmente era stato venduto
a gennaio, dopo non aver trovato spazio, naturalmente è andato a segno
al 92' davanti ai suoi ex tifosi, allo Speroni, facendo di tre punti un
punto solo. La differenza tra andare in B e non andarci.
Non stupisce quindi l'apparente mancanza di reazioni rabbiose tra le centinaia di tifosi accalcati per il maxischermo (finchè
è durato): in tanti, troppi, in fondo se lo aspettavano e lo avevano
messo in conto. Perchè se la fortuna è c(i)eca, la sfiga è slovacca,
come si suol dire. Dopo anni di illusioni e delusioni, culminate l'anno
scorso in un'atroce retrocessione al 90', poi cancellata dal fallimento
dello Spezia, un callo duro come cuoio si è ormai formato sugli
stomaci. Ma i cuori restano, e sempre saranno, biancoblu.
21/06/2009 SdA redazione@varesene4ws.it
Tesoro: «E' il momento di stare vicini alla Pro»
Il
presidente della società di fronte alla prima cocente delusione dal suo
arrivo. C'è da ricostruire una squadra per riprovarci l'anno prossimo

 «E' il momento di stare vicini alla squadra, bisogna ripartire subito. Ho fatto una promessa, restare qui a Busto con la serie B o senza e manterrò questa promessa». Queste le parole di Antonio Tesoro, il giovane presidente del club biancoblù a pochi minuti dalla incredibile sconfitta subita
sul terreno amico dello Speroni per mano del cinico Padova. «Chiedo il
sostegno dei tifosi di sempre e di quelli che si sono avvicinati oggi
con il sogno a portata di mano, chiedo l'appoggio della stampa che fino
ad oggi ha aiutato a creare l'immagine della squadra - dice ancora
Tesoro - la Pro Patria ritornerà a vincere». Nessuna parola di più su cosa succederà a questo gruppo, a questo mister.
La partita col Padova doveva dire tante cose: molti giocatori, che
hanno resistito tutto l'anno nonostante i grossi guai societari, ora
non saranno più obbligati a rimanere a partire da Do Prado e Fofana,
l'allenatore Lerda non ha centrato il suo obiettivo sbagliando
l'assetto tattico della squadra e ha le sue responsabilità, Music ha i
suoi anni e chissà se avrà ancora voglia di spendersi per la Pro
Patria. Tanti i punti di domanda, tante le cose da fare
per ricompattare il gruppo, non far scappare i gioielli di famiglia ed
evitare di dover ricostruire una squadra da capo anche se, secondo
molti, questo sarà inevitabile.
A fine partita il presidente è stato abbracciato da molti tifosi
che non hanno fatto mancare la loro vicinanza, pacche sulle spalle e
l'incitamento a non fermarsi, a continuare sulla strada presa, quella
di rendere la Pro Patria una squadra che può andare in serie B. Dalla
curva è arrivato il "grazie lo stesso" degli ultras e di tutti gli
altri club a partire dallo storico club Pro Patria mentre alcuni
giocatori piangevano sul campo e altri sono andati direttamente negli
spogliatoi. Per Tesoro la luna di miele è finita e il brusco risveglio
dal sogno gli ricorda i suoi impegni per la società: presidente, la
città è dalla sua parte, ma ora comincia la parte più difficile.
Farioli: «La Pro si è accasciata ad un metro dal traguardo»
Il
sindaco deluso dalla mancata promozione in serie B ma ottimista per il
futuro incoraggia il presidente Tesoro: «Ha detto che vuole riprovarci
l'anno prossimo»

 «La squadra ha fatto come Dorando Petri, si è accasciata ad un metro dal traguardo». Poche lapidarie parole per il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli
sono bastate a descrivere la dèbacle della Pro Patria di fronte al
traguardo della serie B. Tra i vips presenti in tribuna non poteva
mancare il primo cittadino che il giorno dopo la sconfitta per 2 a 1
contro il Padova, si affida alla sua retorica (questa volta della
sconfitta) andando a ripescare la figura dell'atleta italiano che alle
Olimpiadi, solo davanti al traguardo della maratona, finì per
accasciarsi al suolo sfinito. E' un'intera cità che si lascia cadere a
terra dopo il secondo gol di Di Nardo e il sindaco, che in molti non
avrebbero voluto allo stadio, rappresenta questo momento di disfatta
sportiva ma anche di immagine.
Eppure era arrivato allo stadio munito di bandiera a scacchi biancoblù
e cappellino, pronto al gesto eclatante (almeno pari alla pancia
mostrata in occasione di una partita della Yamamay Busto di pallavolo)
ma non c'è stata l'occasione: «Non si può comunque cancellare la
splendida cavalcata di questa squadra durante tutto l'anno - ha detto
ancora Farioli - hanno saputo farci sognare nonostante tutto intorno
parlasse di incubo». Il sindaco non butta via quello che di buono si è
riusciti a vedere in questo campionato e passa a parlare della società
e del presidente Tesoro: «L'ho appena sentito - dice Farioli - non
vuole lasciare la squadra, mi ha annunciato un'importante progetto di
rilancio della società e mercoledì ne parlerà con la stampa, vuole
riprovarci l'anno prossimo». L'ottimismo di Farioli non tarda a venir
fuori ed ecco la sua iniezione di fiducia: «Nella delusione c'è una
forte positività, è di questo che c'è bisogno in questo momento».
22/06/2009 Orlando Mastrillo orlando@varesenews.it
Lerda: "Leziosi e sterili in superiorità numerica"
Tabellini
e interviste dallo stadio speroni di Busto Arsizio. Deluso l'allenatore
di casa, euforico per la promozione Sabatini, tecnico biancoscudatoLerda cerca di analizzare la sconfitta: «Nel
primo tempo abbiamo giocato bene gestendo bene la palla e mostrando una
buona personalità. La superiorità numerica ci ha fatto cambiare
atteggiamento: siamo diventati leziosi e il nostro possesso palla era
sterile. Dispiace perchè durante tutto l'anno abbiamo meritato forse
più di tutti, ma il Padova oggi ha dimostrato che nulla va dato per scontato.
Nella ripresa forse ci è mancata la lucidità in alcune giocate,
stringevamo troppo senza creare i giusti spazi che ci servono in
attacco. Il grosso rammarico sovviene ripensando ai grandi sacrifici
che abbiamo fatto questa stagione, i ragazzi sono stati fantastici
tutto l'anno e meritavano questo risultato, davvero un peccato, anche
perchè è difficile da spiegare. Voglio sottolineare e ringraziare la famiglia Tesoro, in pochi giorni sono riusciti a portare serenità alla squadra e all'ambiente e gliene siamo realmente riconoscenti. Ora cercherò di staccare qualche giorno per riflettere sul mio futuro, nei prossimi giorni parlerò con i proprietari e arriveremo ad una decisione».
Sabatini ammette che credeva nel successo:
«Una grande soddisfazione. Siamo stati bravi a non perdere la pazienza
o la voglia di fare bene anche in inferiorità numerica e questo ci ha
portato a fare il risultato. Sapevamo di poter far bene
perché eravamo in gran forma e avevamo già messo in difficoltà nella
gara d'andata la Pro, siamo stati abili a ferirli ancora oggi. Eravamo
convinti di vincere e non lo dico con presunzione, affatto, ma questa
stagione abbiamo sopportato davvero momenti difficili e ciò ci ha
rafforzato. Non so ancora nulla riguardo al mio futuro, guidare il Padova in serie B mi piacerebbe ma spetta alla società la decisione».
IL TABELLINO
Pro Patria-Padova 1-2 (0-0)
Marcatori: al 35' st e al 39' st Di Nardo, al 42' st Urbano.
Pro Patria: Giambruno,
Music, Barjie (dal 39' st Melara), Pisani, Urbano, Correa (dal 36' st
Mosciaro), Cristiano (dal 22' st Zappacosta), Dalla Bona, Toledo, Do
Prado, Fofana. All.: Lerda.
Padova: Cano,
Petrassi, Di Venanzio, Cesar, Faisca, Pederzoli (dal 24' st Rabito),
Baccolo, (dal 42' st Falsini) Bovo, Varricchio, Patrascu, Di Nardo (dal
42' st Gentile). All.: Sabatini.
Arbitro: Nasca di Bari (Santuari e Fortarezza; quarto uomo Massa)
Note: giornata calda e soleggiata, terreno in buone condizioni.
Ammoniti:
Cristiano, Do Prado, Urbano e Correa per la Pro Patria. Petrassi, Di
Nardo, Varricchio e Rabito per il Padova. Espulso al 42' pt Di Vananzio
per doppia ammonizione.
Calci d'angolo: 6-2 per la Pro Patria. Spettatori: 3.761 (tutto esaurito).
fonte: varesenews.it
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